Le recensioni di CRAsecrets.com. Le CRO in Italia: presente e futuro. Il punto di vista di un aspirante CRA

Giovedì 14 Novembre si è tenuto a Milano il Convegno dal titolo “Le CRO in Italia: presente e futuro”, sotto il patrocinio di AICRO (Associazione Italiana Contract Research Organization) e di SSFA (Società di Scienze Farmacologiche Applicate).

Nel corso dell’evento sono state gettate luci e ombre sul panorama delle CRO in Italia. Quello che ci lascia ben sperare è che, nonostante il non facile periodo economico, l’industria Farmaceutica Italiana conti ancora un numero di addetti pari a 63.500, con un indotto di altre 55.000 unità ed eccella per ricerca e internazionalizzazione. Grazie alla ricerca farmaceutica oggi, infatti, si vive di più (circa 1,74 anni in più rispetto al decennio scorso) e meglio.

Nonostante tutto, è sempre più evidente la tendenza a contenere la spesa sanitaria mentre le procedure burocratiche diventano sempre più lunghe e complesse. Con queste lungaggini burocratiche l’immissione sul mercato di un nuovo farmaco non avviene prima di due anni e anche dopo l’immissione, permangono molti vincoli.

Per superare queste problematiche, alle case farmaceutiche non resta che razionalizzare la ricerca, focalizzare l’attenzione su malattie orfane/rare per cui non c’è ancora terapia ed espandersi verso nuovi mercati.

A questo punto entra in gioco la CRO. Chi meglio delle “Contract Research Organization” potrà offrire una struttura solida e ampia, in grado di garantire una estrema specializzazione/competenza, la possibilità di raggiungere gli obiettivi più velocemente e la capacità di coprire un ampio bacino territoriale.

Dal canto loro le CRO dovranno dimostrare, in aggiunta a competenza e copertura geografica, anche di saper offrire questi servizi al prezzo più competitivo possibile (no alle voci di spesa moltiplicate), con un elevato grado di accuratezza (sia in fase di appalto che durante il processo), rispettando tutte le normative nazionali, rispettando i tempi e mettendo sul campo dei professionisti qualificati e in pianta stabile (sì alle assunzione a tempo indeterminato).

Nel nuovo panorama si profila una CRO attenta ad avere una forte visibilità, sicuramente maggiore rispetto a quella attuale. Ciò sarà ottenuto mediante contatti costanti con lo sponsor, ma anche con attive partecipazioni ai congressi, collaborazioni sempre più strette con il mondo accademico (vedi l’esempio di AICRO e il Master in Bicocca), confronti con i “patient group” e forse in futuro anche con gli organi governativi.

Le ricerche portate avanti dalle CRO si rivolgeranno, come già detto, a farmaci per le malattie senza terapia ma anche a studi di efficacia e sicurezza post-marketing e a studi sui devices.

E a chi non è CRO, né casa farmaceutica, ma solo un aspirante CRA, cosa resta di tutto? Resta la speranza che quanto detto si realizzi e che in futuro le CRO subiscano sì un cambiamento nella struttura (magari garantendo ai CRA contratti più stabili), ma abbiano anche un periodo di espansione.

Resta la speranza che i passaggi tra il mondo della formazione e le CRO diventino più facili e diretti.

Per ora c’è la certezza che il Master di II Livello in Ricerca e Sviluppo Pre-clinico e Clinico dei Farmaci dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca guarda a AICRO e alle altre CRO.

Il master è riservato a 35 giovani aspiranti CRA (sottolineo “giovani” perché nelle edizioni precedenti i meno giovani hanno avuto difficoltà ad essere accettati in stage e in futuro potrebbero essere esclusi dalla selezioni), che nel 90% dei casi troveranno un’occupazione e di questi, per il 30-40%, proprio come CRA (così almeno dicono le statistiche).

 

Elena Mutti (vista qui il mio profilo linkedin)