I farmaci biotech in Italia: analisi economica del settore a cura di Farmindustria

Le imprese del farmaco 1  biotech in Italia, sulla base dei dati raccolti da Farmindustria, hanno avuto nel 2015 un trend positivo:

  • fatturato in crescita del 4,4% (da 6.822 milioni di euro a 7.121 milioni);

  • aumento del 3,3% degli investimenti in R&S biotech (da 481 milioni di euro a 497 milioni);

  • incremento del 2,6% degli addetti in R&S biotech (da 2.779 a 2.850).

Esso rappresenta infatti uno dei primi comparti per attività di ricerca, con un’intensità relativa – in termini di addetti e investimenti – circa 1,5 volte superiore rispetto ai settori a media-alta tecnologia e circa 3,5 volte alla media dell’industria manifatturiera (Elaborazione Dati ISTAT).

Considerando le sedi legali, le sedi amministrative, gli impianti di produzione e i centri di ricerca, la Lombardia è la Regione che conta sul proprio territorio il maggior numero di strutture del settore del Farmaco biotech (90), seguita da Lazio (37) e Toscana (26).

Quanto ai modelli organizzativi adottati dalle aziende del settore, emerge un quadro piuttosto eterogeneo, in cui si possono identificare due modalità prevalenti: le imprese che svolgono attività incentrate sui prodotti farmaceutici e sui vaccini adottano in oltre il 50% dei casi un modello pipeline centric, cioè operano con un portafoglio prodotti in ricerca,che richiede sviluppi lunghi e costosi e sono orientate a completare le fasi di studio clinico e a rendere i prodotti disponibili. Le aziende che operano nell’ambito del drug delivery e del drug discovery, invece, sono in prevalenza orientate verso un modello organizzativo know-how centric che prevede l’utilizzo delle proprie conoscenze e la propria piattaforma operativa per offrire servizi ad aziende terze.

Il settore del Farmaco biotech si compone sia di imprese che gestiscono tutta la filiera produttiva, prevedendo anche fasi in outsourcing, sia di realtà che nascono con l’intento di svolgere le attività di ricerca solo fino ad una determinata fase (generalmente quella clinica). Queste ultime cedono successivamente le proprie scoperte o i propri servizi di ricerca a imprese farmaceutiche o altre biotech di più grandi dimensioni, che hanno le competenze e i mezzi necessari a completare i successivi stadi della ricerca e rendere disponibili le terapie.

1.Imprese che svolgono attività di R&S biotech sul territorio nazionale e hanno già ottenuto l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (A.I.C.) per almeno un farmaco biotech o di sintesi ovvero imprese contoterziste specializzate nella produzione di farmaci biotech per il proprio committente, che solitamente fornisce anche le materie prime di origine biologica.

Per ulteriori informazioni,

Fonte: Rapporto Farmaindustria 2015

 

 

Elettra Nunziante

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