Là dove il motivatore fa leva…

Il libero arbitrio ci dà la possibilità di scegliere se fare o non fare. Noi facciamo!

Cosa ci spinge a decidere di fare? Perchè facciamo?
Facciamo perchè abbiamo un motivo.
Un motivo all’azione.
Una motivazione.

La motivazione è una delle peculiarità più importanti di un collaboratore ed è sempre più ricercata dagli head-hunters e recruiters a tutti i livelli.
La motivazione non è del tipo “tutto o nulla”, o ce l’hai o non ce l’hai. Ci si può lavorare, nei limiti.

Motivare le persone a rendere al loro meglio significa sviluppare in loro stima, sicurezza e  rispetto di sè.
I membri di un team sono motivati più internamente che esternamente, rendono al massimo perché vogliono loro stessi rendere al massimo. Quando parliamo di motivazione non possiamo intendere motivare direttamente le persone, non si può; si può invece creare un ambiente dove la motivazione nasca spontaneamente e permei l’atmosfera circostante.
Le persone hanno un immenso potenziale e un’immensa riserva di creatività: ciò significa potenziali capacità di lavorare meglio e più velocemente, di risolvere problemi e superare ostacoli per raggiungere gli obiettivi di business.

Il grande gap che ci divide dal successo, questo salto nel vuoto, consiste nel mettere la POTENZA in ATTO.

La figura che ci spinge al di là del burrone, che ci fa compiere il salto nel vuoto, spesso, è il leader.

Il leader è la persona più importante in ogni organizzazione: imposta il tono dal modo in cui parla, agisce, risponde e tratta gli altri, giorno dopo giorno. I subordinati lo seguono, lo imitano e mimano il suo comportamento. Se il leader usa cortesia e rispetto, si instaurerà un clima di cortesia e rispetto.
Tutti noi abbiamo la necessità di conoscere la nostra posizione gerarchica. Quando incontriamo una persona per la prima volta ci sforziamo, direttamente e indirettamente, di scoprire la sua posizione nella scala gerarchica sociale e aziendale. È sopra o sotto me? Guadagna più o meno di me? Ha raggiunto successi più o meno importanti dei miei?

I cani si odorano, gli umani cercano indizi per determinare l’importanza gerarchica: nel mondo del lavoro il concetto di gerarchia ha un’efficacia continua.

Ognuno di noi ha un capo, ognuno di noi è sopra o sotto qualcun’altro: quando queste posizioni relative sono chiare le persone accettano che chi è sopra abbia più autorità ed influenza e chi è sotto ne abbia meno.

Non è un bene, né tantomeno un male, è semplicemente normale, è la natura umana.

 

Tutto fila liscio finchè i manager non iniziano a preoccuparsi troppo del proprio lavoro. Per le loro responsabilità e i risultati che i loro superiori richiedono si dimenticano che i subordinati sono tasselli essenziali del loro mondo lavorativo.
Sono così impegnati a fare quello che devono fare che dimenticano che la parte chiave del loro lavoro è formare persone, ad ogni possibile occasione.
Ogni giorno il leader ha la possibilità di risolvere problemi, far sentire i dipendenti apprezzati e sguinzagliare il loro enorme potenziale.
Nei momenti in cui si sforza di aumentare l’autostima nel collaboratore e, allo stesso tempo, eliminare quelle paure che lo frenano dal mettere nel proprio lavoro tutto il cuore e la passione possibili, come un mandorlo a primavera, sboccia un ambiente di lavoro da top performers.

 

Motivazione fa rima con approvazione.

L’approvazione di un comportamento genera un flusso di energia positiva che motiva la persona a lavorare sempre meglio, per non deludere chi l’ha approvato.
Rendere ogni esperienza indimenticabile è la chiave della motivazione: quando qualcuno fa un buon lavoro, portalo da un superiore e rendi quest’ultimo partecipe del gran lavoro appena svolto. Spiega la situazione, le difficoltà e l’abilità del tuo collaboratore. Oppure alla riunione di team, prima di partire con l’agenda, rendi partecipi tutti i presenti dell’ottimo lavoro portato a termine dal collaboratore, dando attenzione ai risultati e incitando infine un applauso. La gratificazione dell’approvazione è un’emozione che perdura a lungo nella memoria. Inoltre, motiva il gratificato a ripetere la performance, così da avere di nuovo la sua dose di gratificazione.

Di Paolo Seralessandri. Visita qui il mio profilo linkedin

Credits: briantracy.com