La dicotomia tra sì e no rappresenta da sempre un grande ostacolo ai rapporti interpersonali, soprattutto in ambiente lavorativo.
Diceva Henry Louis Mencken: “Quando un diplomatico dice ‘sì’ vuol dire ‘forse’, quando dice ‘forse’, significa ‘no’; e quando dice ‘no’, non è un diplomatico”.
Il semplice sillogismo che ne scaturisce ci lascia intendere che se diciamo ‘no’ non siamo diplomatici, ma è veramente così?
Assecondare è un verbo comune all’interno dell’ufficio, soprattutto se la persona da compiacere è il nostro capo: noi dipendenti vogliamofare una buona impressione, dimostrando di essere volenterosi, disponibili e flessibili non soltanto per guadagnare il titolo di “dipendente dell’anno”, ma per aprire la strada a un possibile avanzamento di carriera.
Perciò non ci sogneremmo mai di dire ‘no’ a un nostro superiore, di non considerare la necessità che c’è di noi in quel momento e per quell’incarico, anche se sappiamo che prendersi carico di quest’onere comporterà il doppio del tempo da passare in ufficio, rimandando il weekend già programmato con la famiglia, la visita alle rovine etrusche, il torneo di canasta e, per chi del campo, una sana e prolungata dormita.
(Permettetemi il gioco di parole) No no, Il NO non è un’opzione!
Almeno così ci sembra: per una sorta d’istinto di conservazione recepiamo queste richieste come un attentato alla nostra posizione, sapendo che il “semplice dire no” potrebbe condizionare la qualità della nostra vita lavorativa, o addirittura il fatto di rimanere “occupati”, ed emaniamo un’aura di timore che viene percepita da chi ci troviamo di fronte, in questo caso il nostro capo.
Ciononostante, ci sono casi in cui dire ‘no’ rappresenta non soltanto la scelta giusta, ma anche la migliore.
Per citare qualche esempio, quando un nostro capo, manager o supervisore ci chiede di:
* Fare qualcosa di illegale, non etico, che può arrecare danno a noi stessi, ai nostri colleghi o all’azienda
* Licenziare qualcuno quando non è compito nostro;
* Mentire, truffare o rubare all’azienda o ad altri;
* Fare il lavoro che spetta a lui o ad altre persone;
* Fare commissioni personali per lui.
Essere giovani è dire sì a tutto. Essere vecchi è imparare a dire di no. Jean Chalon
Con l’esperienza si imparano molte cose e, certo, lo scopo non è quello di dire no indiscriminatamente a tutto, ma, giustamente, vorrai anche essere sicuro che non ci si approfitti della tua figura professionale.
Ecco, quindi, quattro “semplici” passi da seguire quando è il momento di dire no al tuo capo:
Pensa alle tue ragioni per dire no.
Non rifiutare un compito semplicemente perché non ti va di farlo. Molte persone non vogliono alzarsi presto, guidare imbottigliati nel traffico verso l’ufficio, starci otto e più ore e fare la stessa cosa giorno dopo giorno, ma lo fanno perché devono farlo.
Prova ad immaginare ‘perché no’ prima di dire ‘no’: le tue ragioni devono essere legittime e valutarle sarà utile per dare una giustificazione al momento di rifiutare la sua richiesta.
Valuta i pro e i contro di dire si o no.
Scrivi tutte le conseguenze che potrebbero derivare dal portare a compimento il compito e tutte quelle che invece potresti trovarti ad affrontare se non lo fai. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi? Come cambierà la tua situazione se dovessi accettare? E come se dovessi rifiutare? Inoltre, chiediti come ti sentiresti se il tuo capo presentasse la stessa richiesta di nuovo e se sarai in grado di sopportare la sofferenza della dicotomia si/no ancora una volta.
Prepara la tua risposta in anticipo.
Ricerca, se possibile, l’evidenza che supporti il tuo rifiuto per la richiesta del tuo capo: ad esempio, controlla il manuale dei dipendenti o la dichiarazione della mission aziendale.
Scegli le parole con cautela e fai pratica di cosa dirai e di come lo dirai con un familiare o un amico. Preparati anche a sostenere le tue risposte se il tuo capo diventa insistente, prova a minacciarti o ti forza ad accettare l’incarico. La cosa importante è proiettare all’esterno sicurezza e mostrare al tuo capo che hai pensato approfonditamente a questa proposta e hai deciso che proprio non puoi accettare.
Offri opzioni alternative.
Forse conosci qualcun altro che sarebbe più adatto al compito, o puoi tu stesso farlo posticipando la scadenza. Concedi delle alternative e/o prova a giungere ad un compromesso a meno che tu non abbia intenzione alcuna di fare ciò che il superiore ti ha chiesto.
Alternative e compromessi alleviano il colpo di un no pieno, trasformandolo in un non adesso.
Concludendo, ben venga la disponibilità e la flessibilità ma alcune volte è necessario dire ‘no’; poi, se gli episodi sono frequenti, possiamo sempre tenere a mente questa massima:
Bisogna separarsi da qualsiasi cosa costringa uno a ripetere continuamente No. Friedrich Nietzsche, Ecce Homo, 1888
Fonte: www.recruiter.com
Di Paolo Seralessandri. Visita qui il mio profilo linkedin