A cura di Benedetta Marciano.
Il 28 aprile si è tenuto un interessante webinar, promosso dall’associazione GIDM – Coordinatori di Ricerca Clinica, che mette a confronto due importanti figure del mondo della ricerca clinica: il Clinical Research Coordinator (CRC) e il Clinical Research Associate (CRA).
Lo scopo è stato quello di presentare l’evoluzione che queste due figure hanno maturato nel tempo e quali sono le principali differenze ma soprattutto i punti di convergenza fra questi due ruoli.
L’evento è stato diviso in tre parti: una prima parte di presentazioni, una seconda rappresentata da video-testimonianze di CRC e CRA e una terza costituita da pareri e opinioni dei presenti.
Subito dopo l’introduzione dell’evento, è iniziato l’intervento della Dott.sa Francesca Mannozzi, CRC. La sua è stata una presentazione ampia e dettagliata sulla figura del Clinical Research Coordinator e sulla sua evoluzione negli ultimi decenni.
CRC: non c’è una job description universale.
Ci ha spiegato che nel 1998 è stata fondata l’associazione GIDM (Gruppo Italiano Data Manager) con lo scopo di aggregare tutte le figure di Data Manager in Italia e, in particolare, di ottenere il riconoscimento a livello nazionale di questa figura professionale. Infatti, uno dei punti focali della presentazione della Dott.sa Mannozzi è stata la discussione della mancata istituzionalizzazione della figura del CRC perché, nonostante sia una figura centrale per il Centro sperimentale e sia la principale figura con cui s’interfaccia il CRA quando arriva al centro, ancora oggi non gode di una precisa regolamentazione della sua attività. Solamente con l’adozione del nuovo Regolamento Europeo sulle Sperimentazioni Cliniche (EU n. 536/2014), si è reso necessario per i Centri dotarsi di figure professionali formate e competenti, che aiutino i medici a rilanciare la Ricerca, ovvero i CRC. Ciò, però, non ha risolto il problema ma ha portato con sé una conseguenza ovvia: non esiste ad oggi una job description universale per il Clinical Research Coordinator. Questo è stato un altro punto su cui si è discusso durante la presentazione perché nonostante questo neo, il CRC è una figura che negli ultimi anni è cresciuta sempre più, acquisendo maggiori competenze e diventando sempre più centrale negli studi clinici. Questo ha portato, come diceva appunto la Dott.sa Mannozzi, anche alla nascita di corsi di formazione ad hoc, master universitari poiché è nata la necessità di avere figure esperte che siano in grado di ricoprire le diverse mansioni di un CRC, come quella di interfacciarsi con un comitato etico, per citarne una. Inoltre, negli anni è nata una distinzione tra il Data Manager e il Clinical Research Coordinator, due termini che vengono spesso equiparati, ritenendoli erroneamente sinonimi in quanto sono esattamente due ruoli molto diversi nell’atto pratico, ma ciò è comprensibile dato che non vi è una chiara job description per il ruolo del CRC.
Il secondo intervento è stato quello della Dott.ssa Francesca Vaccari, CRA.
Chi vive già la ricerca clinica o chi, come me, si sta affacciando a questo mondo da poco sa che la figura del CRA è stata formalmente riconosciuta con il D.M. del 15/11/2011 per cui non vi sono ombre sul suo ruolo come abbiamo visto per il CRC, anche per questo la presentazione si è incentrata su quella che è stata l’evoluzione del ruolo del CRA grazie anche alle nuove tecnologie che hanno permesso ai CRA di migliorare la qualità dei loro monitoraggi ma anche di osservare studi a distanza, come è accaduto durante la pandemia COVID-19.
In seguito, c’è stato l’intervento del Dott. Stefano Stabile che ha introdotto una presentazione in cui i due ruoli sono stati messi a confronto e che ha spianato la strada alla vista di una video-testimonianza che raccoglieva i diversi punti di vista delle due figure in discussione.
CRC e CRA hanno un obiettivo comune.
Ogni CRC e CRA nel video ha sinteticamente raccontato la propria esperienza in quel ruolo, gli aspetti positivi ma anche le criticità. In particolare, ad ognuno di loro era stato chiesto quale fosse o fosse stato il proprio rapporto lavorativo con l’altra figura. Molti CRA hanno voluto sottolineare che non devono essere visti dai CRC come dei controllori perché operano per raggiungere lo stesso obiettivo. Dall’altra parte alcuni CRC hanno sostenuto che molto spesso hanno difficoltà ad interfacciarsi con i CRA e che è tutto più semplice quando il CRA ha avuto in passato un’esperienza come CRC. Qualcun altro ha affermato che è più semplice lavorare con il CRA di una farmaceutica rispetto a quello di una CRO. Altri ancora hanno avuto esperienze molto positive di dialogo e cooperazione con l’altra figura.
Il webinar si è concluso con i commenti da parte dei presenti che hanno sostanzialmente confermato ciò che era stato detto nella video-testimonianza aggiungendo qualche esperienza personale.
CRC e CRA: insieme per facilitare lo svolgimento degli studi clinici.
Personalmente, credo che il CRC e il CRA siano due facce di una stessa medaglia e che l’uno senza l’altro farebbe una fatica immane nel compiere il proprio lavoro, invece, insieme permettono di facilitare lo svolgimento degli studi clinici e permettere alle persone di avere una cura il prima possibile!
Vorrei ringraziare l’associazione GIDM e tutti coloro che hanno realizzato questo webinar perché, in maniera molto chiara e pratica, hanno presentato due figure fondamentali del mondo della ricerca clinica e lo hanno fatto con passione e dedizione che è arrivata dritta ai loro interlocutori, e spero un giorno di poter essere una di loro!
Vorresti approfondire il ruolo del CRA e del CRC?
Un ottimo punto di partenza per approcciare questo settore è la partecipazione al corso di alta formazione in ricerca clinica Missione CRA online, che ti offre un’ottima conoscenza di base del mondo della Ricerca clinica ed ha rappresentato un trampolino di lancio per molti corsisti, ad oggi CRA e CRC.
Biografia:
Sono Benedetta Marciano, ho 28 anni, vivo ad Agropoli (SA), sono una Biotecnologa e il mio attuale lavoro è quello di trovare lavoro nel mondo della ricerca clinica.